Lo schifo e lo spavento

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Giorgio Gaber qualche anno fa, cantava che “per questo, io se fossi Dio, preferirei il secolo passato, se fossi Dio rimpiangerei il furore antico dove si odiava e poi si amava e si ammazzava il nemico”.
Il “nemico”.

Oggi, invece, si ammazza l’orsa, o KJ2, come veniva chiamata, la “nemica”, non per “il furore antico”, in una “lotta” alla pari, e solo per ragioni di sopravvivenza.
No, lo si fa in nome di una decisione presa “per garantire la sicurezza delle persone”, a causa “del documentato indice di pericolosità dell’esemplare”, come di legge nell’ordinanza emessa dal presidente della provincia autonoma di Trento, nella quale si prosegue affermando pomposamente che “sempre in funzione della prioritaria sicurezza delle persone continueranno in maniera intensiva tutte le attività condotte per ridurre il rischio di incidenti (informazione, comunicazione, prevenzione, monitoraggio e presenza sul territorio)”.
Si uccide per ignoranza.

Di quali incidenti si tratta, considerando che in questi discorsi si omette sempre di dire come realmente sono andate le cose?

Ma tant’è, così parlò (il neo-Zarathustra) il “fautore dell’ordine”, della libertà del “superuomo”, che così potrà continuare ad andare in giro libero: libero di fare quello che gli pare.

Libero anche – perché no?! – di andare ad offendere un animale il cui unico “errore” è stato quello di difendere i propri cuccioli dalle minacce di chi, in nome della suprema libertà, si arroga il diritto di non rispettare la natura e gli animali che quella natura la vivono, anche se sempre più confinati e sacrificati (dall’uomo, naturalmente).

Salvo, naturalmente, indispettirsi, risentirsi, fare denuncia, ricorso, appello all’Autorità costituita, meravigliandosi che in natura esista chi difende i propri cari, e magari dicendo – quando ormai l’orso è stato giustiziato, e quando verrà a galla la verità dei fatti – che è stato solo un gioco, una bravata, una ragazzata (chissà se nei prossimi giorni sentiremo dire che “e che in ogni caso l’animale non ha capito le mie garrule intenzioni”, “sono stato frainteso”, “l’ordinanza è stata emessa a mia insaputa”, e via discorrendo).

L’uomo si comporta così anche nei confronti della natura, dell’ambiente: salvo poi stupirsi (un po’), e lamentarsi del caldo che fa in questi giorni, figlio di quell’effetto serra e dei cambiamenti climatici che, ancora oggi, tanti soloni “de noantri”, tanti opinionisti da tastiera continuano a negare.