Giurisprudenza sulla sicurezza alimentare ai tempi di Expo 2015

0 commenti
Sulla rivista Ambiente & Sicurezza della Casa Editrice Ipsoa, Milano, è stato pubblicato un contributo in cui viene avviato il dibattito sul secondo pilastro dell'esposizione universale, la sicurezza alimentare (il primo è: cibo sufficiente per tutti). Si tratta di una costola del diritto alimentare italiano, che – a dispetto dell’importanza crescente che, specie in Italia, stanno assumendo problematiche relative a sofisticazioni, frodi alimentari, contraffazione, adulterazione, etichettatura, e delle emergenze che assurgono agli onori della cronaca – sembra essere rimasto immobile, incapace di trovare risposte adeguate.

A far da contesto il triste primato del nostro Paese: secondo Coldiretti dal 2007 al 2013 le frodi alimentari e le contraffazioni hanno subito una notevole impennata e l'anno scorso il Ministero della Salute ha diffuso un report sul Sistema di allerta Europeo per la sicurezza alimentare da cui emerge che l'Italia è oggi il Paese con il maggior numero di notifiche o alert su tutte quelle inviate a Bruxelles dai Paesi dell'Unione. Da una parte ciò vorrebbe dire che i controlli funzionano, ma dall'altra vuol dire che il sistema alimentare italiano, caratterizzato da moltissime eccellenze agro-alimentari, è sotto un perenne attacco.

La sicurezza alimentare consta di molteplici sfaccettature: occorre indubbiamente salvaguardare la libertà d'impresa, ma anche costruire un sistema efficiente di controlli preventivi che risponda all'esigenza di sicurezza e salvaguardia della salute oggi estremamente avvertite dalla società. Per poter avviare il dibattito sul tema cominciamo con una prima rassegna della più recente e significativa giurisprudenza in materia. La legge 283/1962 nonostante l'età è a tutt'oggi la nostra legge-quadro in materia alimentare. Attorno a questa norma si è costituita nel tempo una copiosa giurisprudenza con un ruolo rilevante della Cassazione che ne ha declinato molti contenuti concreti. Nel contributo viene data particolare attenzione a come la Corte ha interpretato l'art. 5 della norma (natura del reato individuato: reato di pericolo o di danno?) nel corso del tempo con una sostanziale virata verso una nozione relativa di reato di danno che dipende in maniera decisiva dall'esatta determinazione dell'interesse protetto. L'articolo prosegue con una tavola sinottica con le principali sentenze in materia alimentari e si conclude con alcune considerazioni in ordine al progetto di riforma dei reati in materia di sicurezza alimentare risalente al 2010 caduto in seguito nel dimenticatoio, tanto da dare l'impressione che l'intero settore sia alquanto anestetizzato sotto l'effetto di una sorta di "caos calmo.